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Perché sembra sempre più difficile opporsi alle guerre? |
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Intitolato
Progressisti
in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata,
l'ebook documenta con cura come alcune personalità della
Sinistra (anche pacifista) sembrano essere state reclutate dal potere
per ricercare consensi, pure tra i progressisti, per l'interventismo
militare.
Anche quando i progressisti in divisa non
convincono, riescono comunque a disorientare e quindi a paralizzare
chi una volta manifestava contro le soluzioni militari. La strategia
più comune consiste nel descrivere, con toni appassionati (ma
con dati spesso gonfiati se non falsi), la crudeltà del
dittatore di turno da eliminare, oppure la ferocia dei guerriglieri
da sopprimere. Questi discorsi ci mettono con le spalle al muro: “O
sei favorevole all'uso della forza militare, oppure stai col crudele
dittatore, stai con i feroci terroristi. Perché, caro mio, in
certi casi non abbiamo scelta: occorre
usare la violenza per combattere le loro violenze.
Signorsì!”
Prendiamo,
come esempio, la guerra per procura in Siria. Praticamente sin
dall'inizio essa è stata un'espropriazione occidentale della
primavera araba siriana in corso, giustificata con la scusa di
“dover” combattere
le violenze (del regime) con
violenze peggiori – oggi,
addirittura con le violenze terroristiche dei jihadisti che la CIA ha
fatto venire dalla Libia e dall'Arabia Saudita.
Ma questa
perfida formula – “occorre
usare la violenza per combattere le loro violenze, non c'è
altra scelta” – è
chiaramente falsa: la storia insegna che le scelte ci sono e che
esistono sempre mezzi non violenti che sono addirittura più
efficaci.
In Siria, ad esempio, i
giovani manifestanti avevano un'altra scelta, che l'Occidente non li
ha aiutato a prendere. (Anzi, l'Occidente ha incoraggiato i giovani
siriani a ricorrere alle armi e le ha pure fornite.) Potevano fare
come i giovani del Sud America che hanno rovesciato i loro dittatori
feroci, rifiutando di imbracciare le armi, evitando di manifestare in
piazza per non farsi uccidere, e scegliendo invece la lotta
clandestina per l'egemonia, non violenta ed ispirata a Gramsci. Oggi
i loro paesi sono liberi e fiorenti. Mentre oggi la Siria è in
rovine; la grande maggioranza della popolazione, ivi compresi
moltissimi ex-contestatori del regime, non desidera altro che Assad
rimanga Capo dello Stato e baluardo contro le ingerenze dei governi
occidentali - quelli che hanno creato in Siria mostri come l'ISIS
(che ora sembra essere sfuggito loro di mano), pur di rovesciare il
regime e di prendere loro
il controllo della Siria.
Eppure, nonostante il fatto che la
storia dimostra l'efficacia del metodo nonviolento e i disastrosi
risultati dei metodi violenti, i progressisti in divisa nel governo e
in tv e nelle associazioni e persino nel movimento per la pace,
continuano ancora oggi, dopo aver inflitto tre anni di sofferenze
immani al popolo siriano, a ripetere che bisogna sì esportare
più armi in Siria perché solo così si potrà
riuscire a “liberare il popolo” (che non vuole affatto la
liberazione occidentale).
Come contrastare questa propaganda
assillante e questa corsa verso le soluzioni militari? L'e-book
Progressisti
in divisa (
bit.ly/pid-b
) indica
come riconoscere
e smascherare i Progressisti in divisa e come lottare per una
politica estera italiana non militarista. Vengono proposte alcune
attività di guerriglia economica pacifista, quelle che
incidono di più perché colpiscono i profitti, il motore
delle guerre.
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