--------------------------- Adattamento culturale, Patrick Boylan ----------------------------


SVEGLIAMOCI!
Il re è nudo.


di Michael Moore


Non ho mai visto un coglione (scusate il linguaggio, ma per me la vera oscenità è quello che stiamo facendo a Falluja) più coglione del tizio che l'altra sera, alla conferenza stampa di George W. Bush, ha cercato di recitare davanti alle telecamere la parte del Presidente degli Stati Uniti.


Ha avuto la faccia tosta di giustificare la strage in atto a Falluja parlando ancora di "armi di distruzione di massa", che questa volta egli è sicuro di ritrovare nella "fattoria dei tacchini" di Saddam. Già! Nascoste tra gli animaletti. Mancava solo che si mettesse a cantare "i-ai-i-ai-o" per accattivarsi i telespettatori dei paesetti agricoli del Midwest, essenziali per la sua rielezione.


Ma sarebbe stato comunque tempo perso. Perché l'elettorato americano si sta svegliando, un po' dappertutto. Sicché quel imboscato alla Casa Bianca comincia a non fare più presa, con i suoi discorsi alla Lyndon Johnson durante la guerra nel Vietnam: "Abbiate pazienza -- ancora qualche bomba sui vietnamiti per insegnare loro la democrazia; ancora un po' di bare con le stelle e strisce per dimostrare il nostro valore; e l'incubo della guerra terminarà, vedrete!"


Ma facciamola finita con questo linguaggio orwelliano e cominciamo a chiamare le cose col loro nome!


I nostri soldati in Iraq non stanno mica lì per "ricostruire" il paese. Non stanno mica lì per riparare un tetto o per spalmare calcestruzzo su un cortile dissestato. Essi -- e sempre di più i mercenari che li assecondano -- stanno lì per reprimere le persone. Sono pagati per uccidere la gente. E la paga è molto buona, ammesso che riesci a vivere abbastanza per godertela.


La Halliburton non è una società di beneficenza. E' una combutta di affaristi di guerra che DA UN ANNO sta sfilando milioni dalle tasche dell'americano medio senza aver ripristinato interamente una sola delle infrastrutture che la nostra aviazione ha distrutto (la maggior parte degli iracheni è sempre senza acqua, senza elettricità...). Nelle guerre passate sarebbero stati arrestati -- o peggio.


Gli iracheni che, dopo un anno, si stanno finalmente ribellando contro la nostra guerra illecita e la nostra occupazione cruenta non vanno chiamati, dunque, "terroristi" o "rivoltosi" o "nemici". Sono partigiani, stanno facendo la resistenza. E siccome stanno difendendo casa loro, il loro numero non può che crescere. Fino alla vittoria.


Ha afferrato il concetto, signor Bush?


Lei invece ha pensato bene di dar loro una bella lezione di democrazia facendo chiudere il loro giornale -- un misero settimanale con nemmeno 10.000 lettori in tutto. E ciò facendo ha scatenato una protesta della Madonna! Che poi ha cercato di reprimere facendo sparare sulla folla. Questo sarebbe "portare la libertà in Iraq", o sbaglio? Poi, alla Sua conferenza stampa, ci racconta il tutto con un sorrisetto da birichino.


E' un anno da quando, a Baghdad, abbiamo tirato giù la statua di Saddam -- statua sul quale i nostri marines, dopo aver debitamente convocato la stampa, hanno issato una bandiera stelle e strisce facendo pose simili a quelle famose della seconda guerra mondiale (il patriottismo va rinfocolato, diamine!). Ora, 365 giorni dopo, sarebbe pericoloso persino per un fotoreporter americano presentarsi da solo in quella piazza per fare un servizio sull'anniversario della Liberazione e sulla popolazione in festa.


Qualora fosse in festa, cioè.


Ma non lo è. Non importa, intanto ai fotoreporter americani e ai giornalisti americani "ufficialmente accreditati" viene da tempo fatto divieto di uscire dalle caserme per vedere le cose con i propri occhi. Si devono accontentare di scrivere quello che i generali raccontano. Le foto da pubblicare o i videoservizi da mandare in televisione, le devono comprare dai giornalisti arabi o da qualche fotoreporter europeo che non si è ancora inimicato la popolazione.


Attualmente ci sono in Iraq due miei cineoperatori/fotoreporter (non accreditati!!!) che stanno facendo le riprese per il mio prossimo documentario. Sull'Iraq. Parlano con i nostri soldati all'insaputa dei generali e quindi raccolgono ciò che questi ragazzi sentono e pensano davvero sugli avvenimenti. Ogni settimana mi spediscono i loro filmati tramite Fed Ex. Avete letto bene: lo spedizioniere Federal Express -- quello della pubblicità in TV -- ha potuto aprire un ufficio a Baghdad! Chi può più dubitare che abbiamo portato la libertà laggiù!?


Ma sapete l'ultima? Questa è davvero una chicca! I miei collaboratori mi hanno raccontato che quando essi sono scesi dall'aereo a Baghdad non hanno dovuto far vedere i loro passaporti o passare i controlli doganali. Come mai? Perché per le forze di occupazione, questi passeggeri non sono arrivati dall'estero. Hanno fatto un volo da una zona degli Stati Uniti ad un'altra, ecco tutto. Sono sempre di casa, sempre in uno stato americano, per quanto esso abbia un nome un po' buffo (finisce con la q, pensa un po'!).


La maggior parte di coloro che si oppongono a Bush dicono ormai che non ci rimane altro che consegnare questa maledetta guerra nelle mani delle Nazioni unite. Non sono d'accordo. Perché dovrebbero gli altri paesi del mondo (paesi che hanno tentato di dissuaderci da questa follia un anno fa) sobbarcare ora l'onere di rimettere ordine nel nostro caos? Rischiando la vita dei propri cittadini per tirarci fuori dalla nostra debacle. Mi dispiace, ma la maggioranza degli americani ha appoggiato questa guerra. Questa maggioranza deve ora sacrificare i propri figli fin quando non sarà versato abbastanza sangue da far sì che forse (dico forse) Dio e il popolo iracheno possano infine perdonarci. E fare pace.


Fino a quel momento, godetevi la "pacificazione" di Falluja, il "contenimento" di Sadr City e la prossima Offensiva del Tet -- scusate, volevo dire, "l'attacco terrorista da parte di un gruppuscolo di fedeli baathisti" (vedete? anch'io so scrivere come un giornalista "ufficialmente accreditato"). Godetevi le prossime conferenze stampe presidenziali in cui vi verrà detto, con lo stesso accento texano di Lyndon Johnson 40 anni fa, che dobbiamo "mantenere la rotta" perché stiamo "conquistando i cuori e le menti della gente".


O forse no.


Forse non è il caso di disperare che le cose finiscano così.


In fondo, noi americani non siamo poi così irrimediabilmente cretini. Certo, possiamo lasciarci spaventare al punto di farci trascinare in guerra, ma prima o poi ci risvegliamo.


Infatti, già si può dire -- forse -- che l'Iraq non sarà un secondo Vietnam perché, a vedere tutte le manifestazioni arrabbiate in quasi tutte le nostre città principali, la gente non ci sta mettendo quattro lunghi anni per capire che quel imbonitore alla Casa Bianca ci sta mentendo. E che va rispedito a casa. Al più presto.


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