Intolleranza a Roma Tre?

Venerdì notte tre squadristi hanno strappato via con la forza il cartello attaccato alla tenda-Presidio davanti alla Facoltà di Lettere e Filosofia, danneggiandone la struttura. Non hanno toccato gli altri cartelli appesi.   Perché dunque proprio quel cartello?


Mentre gli altri manifesti criticavano la 'Riforma' Moratti o parlavano di “Architettura Occupata”, quel cartello proclamava: “L'Università elimina 2 studenti su 3! Non può andare avanti così, ha bisogno di riforme (seppure non quella della Moratti). Parliamone.”


Chiedeva cioè all'università di riconoscere che produce oggi soprattutto abbandoni e disoccupati.  Risultato: Italia ha la percentuale di laureati più bassa in Europa (il 9%! -- e con quella cifra non si può essere competitivi nel odierno mondo del terziario avanzato.)


La soluzione? Non l'aziendalizzazione dell'università, non l'università dei mestieri. Perché deve restare centrale nella formazione degli studenti lo sviluppo delle capacità critiche. Allora che cosa? Gramsci ci indica la strada: invece di continuare ad insegnare qualsiasi capacità critica, concentrarsi sull'insegnamento di quelle che formano intellettuali “organici alla produzione”. Ma per fare questo, l'Università deve cambiare.  Radicalmente.


Per i tre squadristi dell'altra notte, pare che queste cose non si possano dire.


Per loro bisogna attaccare la Moratti e basta, facendo finta che non ci siano problemi, dipingendo lo scontro tra i Professori Universitari e il Ministero in bianco e nero – come fa Bush quando dice: “Non accetto critiche -- o con me o con i terroristi.”


Quindi qualsiasi cartello che cerca di presentare il problema in tutta la sua complessità va strappato via. Evidentemente si teme che ciò possa confondere le idee agli studenti.


Questo attacco gratuito di Venerdì sera non è un caso isolato. Segni di insofferenza si sono registrati anche prima, per quanto non connessi con l'evento di venerdì sera.


Quando, all'assemblea che ha votato il Blocco della Didattica contro il DDL Moratti per una settimana, ho proposto un emendamento chiedendo di usare quella settimana anche per riflettere sul perché del DLL Moratti e sulle disfunzioni a cui porre rimedio tramite l'autoriforma, due docenti autorevoli e la Presidenza si sono opposti all'emendamento, nessun docente è intervenuto a favore: l'emendamento non è passato. Quando, durante la settimana di Blocco della Didattica in cui vari docenti hanno organizzato seminari contro la riforma, ho indetto un seminario sulle questioni sollevati qui sopra, il mio incontro è stato affollatissimo di studenti (il secondo più frequentato della settimana) ma totalmente abbandonato dai docenti. Eppure c'erano docenti al seminario dell'ora precedente e dell'ora che ha seguito il mio incontro. Sembra poter dire, dunque, che almeno tra una parte del corpo docente, i discorsi che avete appena letto qui sopra danno fastidio. Tanto.


Danno fastidio perché il momento è inopportuno? Personalmente, ritengo che in qualsiasi disputa, si è più forti se si ammette le proprie carenze anziché cercare di nascondersi dietro un dito. Ma so che non tutti sono di quest'avviso.


Ma io mi chiedo quando NON sarà inopportuno? Da 38 anni all'Università attendo, invano. Facciamo Conferenze sulla Didattica incentrate su questioni istituzionali, sicuramente importanti, ma che non toccano nel vivo il problema dell'abbandono e della mancanza di sbocchi dei laureati. Di recente facciamo sforzi di programmazione organica ma che riescono nei fatti solo a metà; non emergono profili formativi coerenti e complessivi. “I profili? -- mi si dice – Ah, sicuramente la prossima volta.”


Una università che proclama di voler impartire conoscenze critiche ma che non favorisce una autocritica, non è credibile. Una università che incita gli studenti a lottare a senso unico contro il DLL Moratti, con i slogan alla Bush appena ricordati (O con me o con la Moratti), non è una università che impartisce conoscenze critiche. E una università che annebbia le menti tanto quanto Vespa o Fede.


Usciamo allo scoperto! Riconosciamo di dover mettere la nostra casa in ordine! Basta con l'intolleranza verso chi denuncia le disfunzioni che l'Università stessa è in grado di risolvere. Cogliamo l'occasione della Conferenza Didattica di inizio dicembre come momento in cui far vedere che l'Università è sì in grado di affrontare i problemi che il DLL Moratti pretende di risolvere. La migliore risposta alla 'Riforma' Moratti sarà che l'università non ha bisogno di riforme!  Lavoriamo per poter dire che sta bene e chiede soltanto i finanziamenti necessari per ampliare la funzione socioculturale che assolve in positivo.


Chi vuole esprimere solidarietà con questa linea è pregata di firmare la petizione posta davanti alla tenda all'entrata di Lettere, e riprodotta qui di seguito. Alternativamente, si può ricopiare ed incollare la petizione che segue in una email da spedire agli organizzatori della Conferenza Didattica di Ateneo:  prorettore.vicario@uniroma3.it



PETIZIONE


Si chiede che la Conferenza Didattica di Ateneo programmata per l'inizio di dicembre consideri non soltanto le questioni istituzionali sollevate nel questionario (ad esempio, il superamento della titolarità disciplinare, il coordinamento degli Atenei romani) ma anche le questioni didattiche di fondo che riguardano il cosa insegnare e il come insegnarlo – e, in questa prospettiva, affrontare problemi come:

  1. l'abbandono degli studenti dovuto al non gradimento dei contenuti dei programmi offerti

  2. l'assenza di sbocchi per i laureati, dovuta alla non corrispondenza tra i contenuti dei programmi e quelli dei corsi di specializzazione o le richieste del mondo del lavoro,

  3. il meccanismo di determinazione dei contenuti dei programmi di laurea, in cui possono prevalere gli interessi di lobby accademici sui reali bisogni formativi degli studenti:

  4. l'inadeguatezza della lezione ex cattedra – donde l'opportunità di altre forme di insegnamento basate su una visione costruttivista del sapere,

  5. l'inadeguatezza dell'esame omni-comprensivo orale a fine anno, da sostituire con forme di valutazione in itinere non esclusivamente libresche, ad es. l'elaborazione di progetti;

  6. la contraddittorietà dell'istituzione di esami da non frequentanti senza aver previsto corsi interattivi virtuali o altri sussidi, come avviene in tutte le università del mondo.


A questi problemi squisitamente didattici si possono aggiungere due problemi istituzionali con forti ricadute sulla didattica, simili a quelli contemplati dal questionario:

  1. la mancanza di voci esterne all'università nella determinazione degli indirizzi e dei programmi – figure di spicco nel mondo della cultura nonché nel mondo del lavoro, rappresentanti del territorio e, in particolare, maggiore rappresentatività degli studenti;

  2. l'insufficienza degli organici TAB con la conseguente ricaduta sui docenti di compiti amministrativi che intralciano i loro compiti istituzionali di didattica oltreché di ricerca


Roma, 25.10.2005                                                           Patrick Boylan, Dipartimento di Linguistica


Tenda.Presidio davanti a Lettere: “Per una università che dia alla massa degli studenti, e non solo ad un'élite, la forma­zione di cui necessita. A Lingue ciò vuol dire una conoscenza culturalmente approfondita delle lingue in quanto vive.