SCHEDA ESPERIENZA


Patrizia Amenta amenta.patrizia@virgilio.it

1. Lo Scenario   “Ho osservato la seguente interazione tra italiani e persone di un'altra cultura. Si trattava di una situazione in cui occorreva almeno l'apparenza di affidabilità tra le parti. Ecco i dettagli:”

Data: Febbraio-Luglio 2006

Enti: Associazione Onlus X e Servizio di Medicina delle Migrazioni dell’Azienda Ospedaliera Y, Psicologhe che prestavano opera di volontariato. Donne romene che partecipavano al laboratorio (= utenti)

Ubicazione: Palermo, Sud Italia

Attività: Ricerca e raccolta preliminare di dati ai fini della conduzione di un Laboratorio autobiografico rivolto a donne romene

Cultura degli Enti e dei soggetti coinvolti (che co-gestivano il progetto):

È d’obbligo fare una premessa: i due enti sopra citati si sono posti come delle macro strutture, delle istituzioni che sovrastavano al progetto e che ne hanno consentito lo svolgimento perché grazie alla fiducia o al riconoscimento che le partecipanti provavano nei loro confronti, è stato possibile effettuare la ricerca per progettare il laboratorio autobiografico. Rappresentanti di tali associazioni non hanno mai preso parte ai laboratori, anche se i locali in cui si svolgevano erano messi a disposizione da uno di essi.

  1. Cultura della Associazione Onlus X: L’Associazione possiede una cultura fondata sui valori della solidarietà, dell’inclusione e dell’aiuto a soggetti culturalmente o socialmente svantaggiati. Storicamente, sostiene gli immigrati della città e favorisce, tramite l’intervento di diverse figure professionali e di volontari, l’acquisizione o lo sviluppo delle abilità necessarie a prendere decisioni sulla creazione di una propria identità e di una rete informale su cui poter fare riferimento.

  2. Cultura del Servizio di Medicina delle Migrazioni dell’Azienda Ospedaliera Y: Il Servizio ha una cultura improntata alla volontarietà dei medici e di altri operatori sanitari a prestare opera di cura verso gli immigrati. Il servizio è fornito gratuitamente alla popolazione e i pazienti che vi afferiscono ne conoscono l’esistenza prevalentemente grazie al “passaparola”. L’obiettivo di tale Servizio è di aiutare i soggetti a sviluppare le abilità necessarie a prendere decisioni sul mantenimento/promozione della propria salute.

  3. Cultura delle Psicologhe: In riferimento al modello biopsicosociale della salute, all’interno dell’approccio ecologico che “vede la salute come il prodotto dell’interdipendenza tra l’individuo e i sottosistemi dell’ecosistema” (Zani, Cicognani, 2000: 184), le psicologhe erano interessate a promuovere la salute di esponenti di popolazioni che vivono nel nostro Paese in stato di disagio. Ciò era fatto anche al fine di diffondere una cultura della solidarietà tramite un contributo scientifico redatto a seguito dell’esperienza.

Culture nazionali/etniche a contatto:

Cultura Italiana (Sud Italia), terra da secoli aperta alle influenze provenienti da popoli stranieri e da decenni sensibile al problema dell’emigrazione ai fini della ricerca di un lavoro, e Cultura Romena, cioè modelli, stili di vita, valori che le donne portavano dentro di sé e all’interno del setting predisposto per le interviste, in cui potevano esprimersi liberamente, a differenza di altri contesti.

Interagenti: L’interesse per la promozione della salute degli utenti era il fil rouge che legava l’Associazione X, il Servizio delle Migrazioni Y e le psicologhe volontarie.

Tipo di interazione osservato: L’accoglienza da parte delle psicologhe, l’instaurarsi della relazione tra donne romene e psicologhe, la somministrazione da parte di quest’ultime di un’intervista semi-strutturata propedeutica alla progettazione dei laboratori, la raccolta di un testo autobiografico sulla propria storia di vita scritto dalle donne romene, in base alle teorie che considerano la scrittura autobiografica e la narrazione in genere come strumenti dalle innumerevoli potenzialità, sfruttabili nei processi di costruzione-creazione di significato (Demetrio, 1995).


Lo svolgimento: sintesi, commento: Lo studio condotto ha permesso di giungere alle seguenti conclusioni:

Dall’analisi delle interviste raccolte, inoltre, è emerso che tale esperienza ha costituito uno spazio progressivamente riconosciuto come luogo di riflessione, di ascolto reciproco, di elaborazione del progetto migratorio, un contenitore per i vissuti negativi e la diffidenza iniziale (anche verso il servizio fornito: non attribuivano un significato al progetto del laboratorio), ma anche per possibili nuovi modi di vedersi e di vivere la relazione con l’altro ampiamente inteso.

2. L'Elenco dei tratti   In questa seconda parte, ipotizzerò in che cosa poteva consistere la nozione di affidabilità SOLTANTO per gli ITALIANI del mio scenario.  Elencherò i tratti e li spiegherò tenendo conto del contesto specifico.  Poi parlerò degli altri partecipanti: dirò quali loro comportamenti hanno potuto dare l'impressione di possedere i tratti di affidabilità che ho elencato. (Alternativamente, ipotizzerò i comportamenti che avrebbero potuto tenere per sembrare di possedere questi tratti.  Oppure farò tutte e due le cose.)

Secondo il modello individuato da David Trickey, i tratti di affidabilità che ho riscontrato nell’esperienza che qui riporto sono i seguenti: Condivisione, Benevolenza. Integrità, Apertura nell’informare,

1. Il primo tratto di affidabilità nella mente degli italiani dello scenario: CONDIVISIONE: nella mente delle psicologhe volontarie questo tratto era riscontrabile nel valore attribuito alla promozione della salute delle donne che incontravano e, in quest’ultime, nel fatto di relazionarsi con donne, che, seppur di età più giovane, potevano comprendere meglio i loro problemi1. Il valore della promozione della salute era comune alle due parti perché anche le donne romene intervistate volevano trovar il modo di recuperare o ristabilire uno stato di salute positivo al fine di poter ritornare in patria o, comunque, di poter essere il più a lungo possibile mezzo di sostentamento per i familiari rimasti in patria.

Ciò che significa questo tratto in questo preciso contesto: in questo contesto, la “Condivisione” ha consentito alle psicologhe di poter empatizzare con i contenuti, a volte angosciosi, comunicati dalle donne romene e, a quest’ultime, di poterle comunicare con un minor senso di disagio.

Il comportamento tenuto dagli altri partecipanti, rivelatore del tratto (nei fatti o per ipotesi): Le donne romene hanno dimostrato condivisione sottolineando l’importanza di acquisire un titolo di studio per le donne e comunicando l’orgoglio per i figli che erano riusciti ad ottenere successi professionali

2. Il secondo tratto di affidabilità nella mente degli italiani dello scenario:BENEVOLENZA. Questo tratto è stato osservato negli atteggiamenti di disponibilità all’ascolto da parte delle psicologhe e nell’etica professionale che hanno messo in atto.

Ciò che significa questo tratto in questo preciso contesto: a mio avviso, la benevolenza ha fatto sì che le psicologhe riconoscessero l’altro come portatore di una diversità, di una alterità con cui potersi confrontare al fine di poter diffondere una cultura della solidarietà.

Il comportamento tenuto dagli altri partecipanti, rivelatore del tratto (nei fatti o per ipotesi): Le donne romene hanno dimostrato benevolenza rispondendo con sincerità alle domande contenute nell’intervista semi-strutturata e comunicando nello specifico anche problemi di salute o psico-sociali.


3. Il terzo tratto di affidabilità nella mente degli italiani dello scenario: INTEGRITÁ: nella mente delle psicologhe volontarie questo tratto era riscontrabile nell’impegno profuso per il raggiungimento degli onte coinvolto nel progetto e sopra citato, nella cooperazione con le altre figure professionali.

Ciò che significa questo tratto in questo preciso contesto: l’Integrità delle due parti coinvolte nell’interazione osservata ha permesso che il setting che era stato costruito fosse rispettato.

Il comportamento tenuto dagli altri partecipanti, rivelatore del tratto (nei fatti o per ipotesi): Le donne romene hanno dimostrato integrità nei casi in cui sono arrivate puntuali o hanno avvertito della loro assenza.


4. Il quarto tratto di affidabilità nella mente degli italiani dello scenario: APERTURA NELL’INFORMARE: sono state fornite informazioni chiare e precise sugli obiettivi che ci si era posti e si è agito in trasparenza. Inoltre, le psicologhe hanno informato le donne romene in merito ad eventuali rischi psico-sociali a cui andavano incontro perseguendo determinati comportamenti o stili di vita e quali risorse potevano trovare sul territorio.

Ciò che significa questo tratto in questo preciso contesto: in questo contesto, l’apertura nell’informare ha consentito l’instaurarsi di una dimensione progettuale in tutti i soggetti coinvolti nell’interazione.

Il comportamento tenuto dagli altri partecipanti, rivelatore del tratto (nei fatti o per ipotesi): le donne romene hanno dimostrato quest’ultimo tratto di affidabilità nei casi in cui hanno comunicato alle psicologhe racconti di episodi di vita passata (il lavoro svolto prima di arrivare in Italia) o attuale (le reti di sostegno informale di cui godevano in Italia ed il rapporto con le datrici di lavoro).


IN CONCLUSIONE

I tratti di affidabilità osservati e ivi riportati non sono emersi durante gli incontri di cui ho riferito in modo così netto: soprattutto per quanto riguarda i tratti di BENEVOLENZA e APERTURA NELL’INFORMARE, la mia percezione è che le donne romene fornissero informazioni perché credevano nella benevolenza da parte delle psicologhe.

Le donne potevano parlare liberamente dei loro problemi e la comunicazione è stata il mezzo che ha consentito loro di appropriarsi di quel luogo (pur nel rispetto delle regole): ad esempio, le donne romene a volte rispondevano alle domande dell’intervista nella loro lingua e poi spiegavano alle psicologhe cosa avevano detto, traducendolo o cercando dei sinonimi che in italiano rendessero lo stesso significato alla parola da loro usata in lingua romena. Tutto ciò ha consentito la creazione di un linguaggio comune, di un’appartenenza.

Nella relazione di fiducia instauratasi nell’interazione che ho osservato è stata molto importante anche un altro tratto di affidabilità che non ho citato nell’elenco precedente perché riconosciuto solo in una parte dei soggetti coinvolti: le donne romene. Il tratto di cui parlo è la COMPETENZA: dato che quanto descritto si caratterizza come una relazione d’aiuto, contraddistinta per sua natura da posizioni up-down, la competenza professionale che le donne romene hanno riconosciuto alle psicologhe, ai membri dell’Associazione X con cui erano in contatto, ai medici ed operatori sanitari del Servizio di Medicina delle Migrazioni dell’Azienda Ospedaliera Y, ha consentito loro di instaurare inizialmente la relazione di fiducia, in linea con quanto identificato da Meyerson et al. (1996) e definito come “Swift Trust”.


Patrizia Amenta

amenta.patrizia@virgilio.it







1 In linea con quanto affermato da Geert Hofstede sulla comunanza dei valori delle donne nelle diverse società